Arezzo, una mostra sulle orme dello scautismo

Siamo nel 1925. Il fascismo è arrivato in Italia. Pian piano a noi scout viene vietato di incontrarci, iniziando dai Cngei, fino agli Asci. I ragazzi si ribellano, vogliono continuare a fare attività e campi insieme; si incontrano di nascosto scambiandosi messaggi morse nelle piazze principali. Il primo ad esortare i ragazzi a non arrendersi alle imposizioni fasciste è Giulio Cesare Uccellini, detto Kelly (fondatore del gruppo Aquile Randage), che partecipa al Jamboree del 1933 a Godollo nel contingente e al Jamboree del 1937 dove incontra B.-P. di persona. In queste occasioni, viene a contatto con alcune usanze scoutistiche americane che poi porterà anche in Italia. “Siamo felici di renderci utili e aiutare gli altri, in questo momento la nostra priorità è guidare i rifugiati politici, ebrei e i renitenti alla leva fra i sentieri delle alpi svizzere, per oltrepassare il confine”. 1947, ecco il primo Jamboree dopo il disastro della Seconda Guerra Mondiale. “Finalmente possiamo stare tutti insieme senza distinzioni né scontri”.

Tutto questo e molto di più è illustrato nella mostra dal titolo “1916-2016: cento anni di scautismo cattolico in Italia”, la cui prima tappa si è tenuta ad Arezzo il 13 maggio 2017 e che giungerà poi in altre città toscane. Tra le prime sensazioni di chi ha partecipato, c’è il pensiero della squadriglia Aquile del Firenze 7: “Partendo dal lontano 1916 fino ai giorni nostri, il percorso ci trasporta in un viaggio nella storia della realtà scout attraverso immagini e racconti di coloro che hanno lottato affinché noi potessimo vivere al meglio la nostra esperienza scautistica”.

“Non dobbiamo arrenderci”, commenta Francesco Spadini, responsabile di zona di Arezzo, “bisogna avere coraggio e aiutare gli altri, andare sempre avanti senza mai voltarsi indietro, superare gli ostacoli a testa alta come hanno fatto i nostri antenati e come dobbiamo continuare a fare anche noi”.

Squadriglia Aquile, Firenze 7